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Le barricate misteriose
Ecco che piove,
come se da lontano un cuore astrale
lasciasse andare ogni ragionamento,
e noi sentiamo scorrere il minuto
che ricompone il mondo in un pensiero -
ed è il tempo di un bacio, di un saluto.
Di tali cose l'esistenza ha amore.
Il libro
Silvia Bre ci ha abituati, fin dagli anni della rivista «Prato Pagano», a una poesia che non teme la tradizione, ma viceversa riprende ritmi e accenti dei grandi del passato. Cosí, in questa importante raccolta, sembra al lettore di incontrare una voce d’altri tempi (vagamente leopardiana) anche se del tutto contemporanea nella lingua poetica. Il filo conduttore di queste poesie è la distanza che ci separa da ciò che è immobile ed eterno: «a noi che del tempo eseguiamo / le parti modeste» appare come un lampo di verità la certezza «che ferma è la vita, che uguale / nei rivoli sparsi riposa il suo regno per sempre». La nostra ragione funziona per differenze ( «Di tale sostanza noi siamo, / che smemora in parti») e non riesce a cogliere l’unità, il vero fluire delle cose. Ma non va confusa, la poesia di Silvia Ere, con un intento metafisico: l’aspirazione di questi versi non è il viaggio in una dimensione extraterrena, ma è rintracciare gli incroci di umano e divino; far vivere di una febbre diversa gli oggetti della vita quotidiana. Il desiderio di scomporsi, di destrutturarsi per attingere alla sapienza dell’indistinto, non rinnega mai le immagini e i sentimenti della propria umanità. Nemmeno nell’immaginazione estrema della fine: «E prima di morire un cielo a squarci / un campo un cane / acqua / quella mano -farli passare / tra i morsi del mio sguardo. / Poi me ne andrò a dormire in mezzo a un campo / e cielo e acqua senza fondo / -il cane e l’os- so uno dentro l’ altro -/ tenendo quella mano / finché posso» .