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Senza fare di necessità virtù
Le memorie di uno dei piú importanti protagonisti della Resistenza italiana: dalla scelta antifascista, alla guerra partigiana e all'azione di Via Rasella, fino all'impegno civile, nel dopoguerra, in nome degli ideali di libertà e democrazia.
Il libro
Nato in una nobile famiglia siciliana impegnata nelle lotte per il Risorgimento, Rosario Bentivegna è stato protagonista (e testimone) di alcuni momenti cruciali della storia d’Italia del Novecento. In un confronto serrato con la storica Michela Ponzani (e attraverso documenti inediti tratti dal suo archivio personale, oggi conservati presso l’Archivio del Senato della Repubblica) l’autore ha raccontato di sé e delle scelte che hanno segnato la sua vita: dall’attività clandestina antifascista negli anni ’30, alla decisione di aderire al PCI dopo l’8 settembre 1943, dalla Resistenza nei Gap a Roma fino al ruolo di comandante partigiano sui Monti Prenestini, dietro il fronte tedesco di Cassino. Bentivegna prosegue la sua lotta al fascismo internazionale in Jugoslavia come vice-commissario politico della IV Brigata della Divisione Partigiana Garibaldi. Nel 1949, l’inizio della vicenda processuale per l’azione di Via Rasella, compiuta a Roma il 23 marzo 1944 e il bisogno di confutare sempre e con efficacia le calunnie e le menzogne diffuse su quell’avvenimento e sulla strage delle Fosse Ardeatine. Il dopoguerra è scandito da un’intensa stagione di lotte politiche e sociali vissute attraverso la professione di medico e la militanza nel PCI: sono gli anni delle battaglie per la prevenzione sanitaria negli ambienti di lavoro, dell’attentato a Togliatti e degli arresti di militanti comunisti ad opera della polizia di Scelba. Tra i ricordi di una vita, la crisi ungherese del ’56, la scelta di non abbandonare il PCI, i viaggi nelle fabbriche dell’URSS e nell’Europa dell’est, fino all’impegno internazionale a fianco della Resistenza greca durante il «regime dei colonnelli». Nel 1985 la decisione di uscire dal PCI per i profondi dissensi con la linea del partito: «Avevo scelto di essere un comunista nel 1938 perché volevo essere libero, vivere nella democrazia; volevo la pace, la giustizia sociale». Così scrive a suggello di un impegno per i valori di libertà e democrazia durato tutta una vita.