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Di viole e liquirizia
«Daniel guardò il bicchiere: altro vino importante. Al colore, Daniel pensò che doveva venire anche quello dal Nebbiolo, era ancora granato con brillantezze di tramonto, quando il sole color di un'arancia da spremere se ne va a morire tra una collina e l'altra, come se stesse ballando il tango con un'allegria melanconica».
Il libro
Daniel Lorenzi è un sommellier parigino arrivato ad Alba per tenere un corso di degustazione sui Grandi della Francia. Insegnare a bere ai langaroli può sembrare un paradosso, ma qui siamo nelle «nuove» Langhe, in uno strano miscuglio di affari, turismo gastronomico e vecchie tradizioni: e chissà che questo «naso» straniero, cosí attento a cercare tracce e sfumature, non possa arrivare a cogliere meglio di tutti gli altri l’essenza vera delle cose.
Sono i profumi del vino e della terra, prima di tutto, a dirci che questa è una storia di Langa. Poi l’ombrosità di una donna fragile e fiera, le curve tortuose delle colline, un debito di gioco, un duello all’ultimo bicchiere…
In questa storia delicata e struggente, fatta di solitudini che s’incontrano e di sapori che vengono da lontano, la penna lieve e felice di Nico Orengo riesce a raccontare le ferite che la vita incide negli animi e nei luoghi, l’eco del passato che rimbalza su un futuro sconosciuto, la difficile arte di non perdersi mai completamente.