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La stanza della memoria
Il libro
Guardarsi indietro, osservare, ascoltare, fare i conti con il passato per poi risistemarlo e organizzarlo per gli usi del presente: anche questo è ricordare. Raccontarsi e raccontare una storia, reinterpretarla, mettere a confronto i saperi di oggi e quelli di ieri. Così si delinea un’arte della memoria che inizia là dove è dato organizzare il ricordo e le sue ragioni. Per farlo occorre sapere in quali modi, con quali logiche e stili mettere a punto specifiche tecniche della memoria. Modi che nel corso dei secoli si sono fatti sempre più sofisticati, fino a trasformare l’oggetto stesso del ricordo. L’arte della memoria, che è nata come bisogno di trattenere la fragrante realtà delle cose e delle esperienze in società che non conoscono la scrittura, trova il suo momento più maturo e la sua massima diffusione nel ‘500 europeo, e cioè nell’età della stampa, allorchè quello che conta non è cosa si trasmette, ma come lo si fa.E’ da questo suggestivo paradosso, da questo precario equilibrio tra arcaico e moderno, che prende avvio il libro di Lina Bolzoni. Al centro dell’attenzione non tanto i trattati mnemotecnici, ma quell’insieme di pratiche che più direttamente entrano nel vivo della questione: gli strumenti usati dall’editoria per visualizzare i contenuti dei libri, i libri-gioco, la fisiognomica, gli schemi devozionali e quelli della retorica sacra e profana, le tecniche per tradurre le parole in immagini e le immagini in parole. Si configura così un reticolo di esperienze in cui il corto circuito tra parole e immagini è uno dei tratti salienti, e offre inedite chiavi di lettura di una cultura che sta alle origini della modernità. Descrivendo questo gioco di immagini e associazioni, di stati d’animo ed elaborate costruzioni mentali, Lina Bolzoni tratteggia un’affascinante geografia in cui i confini tra interiorità ed esteriorità, ragione e desiderio, fra motivi della comunicazione verbale e mondo delle immagini si fanno sempre più labili.