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Tretrecinque
«Le feste si surriscaldano solo dopo mezzanotte, è cosí
dappertutto. E accidenti se è vero. Io li osservavo
quegli assatanati e non potevo credere ai miei occhi per come
ci davano dentro a bere e a ballare. Zompavano come matti,
si urlavano nelle orecchie, sudavano e si strusciavano fra loro.
Diosanto, dovevate vederli anche quando erano già le due
passate. Ma che gli fregava a quelli, la maggior parte di loro
al mattino mica si alzava dal letto. Che avessero soldi in tasca,
che fossero spiantati, oppure papponi, ladri, giornalisti, mignotte,
cocainomani o attori, li trovavi lí, perché a quell'ora gira di tutto.
E lo volete sapere? Sembravano felici».
Ivano Fossati, Tretrecinque
Il libro
Distaccato e sveglio, divertente e un po’ cinico, sempre su di giri, Vittorio Vicenti – o Vic Vincent, come lo chiamano in America – è uno che si butta, nella vita e con le donne. Tretrecinque è la sua storia, cosí come ce la racconta lui: gli anni scintillanti e quelli piú scriteriati e difficili. L’esistenza avventurosa, e ordinaria, di un italiano che resta tale anche quando viene scagliato lontano nel mondo.
Dall’età della scuola, nel Piemonte degli anni Cinquanta, agli Stati Uniti del XXI secolo. Quella di Vittorio Vicenti è un’esistenza segnata da un formidabile talento musicale e da una chitarra elettrica, la Gibson tretrecinque, di cui diventa, forse suo malgrado, un virtuoso. È la tretrecinque a strapazzarlo di città in città, di decennio in decennio, e lui è il tipo d’uomo che lascia succedere le cose. Che vive ai margini dei luoghi che contano, condannato alla provincia ovunque si trovi. Che non transita nel tempo perfetto in cui gli eventi memorabili accadono. La sua è una corsa senza respiro che non concede neanche un attimo per voltarsi indietro.