Giulio Einaudi editore

Assassinio a Amsterdam

I limiti della tolleranza e il caso Theo Van Gogh
Copertina del libro Assassinio a Amsterdam di Ian Buruma
Assassinio a Amsterdam
I limiti della tolleranza e il caso Theo Van Gogh
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La convivenza tra Islam e Occidente è davvero possibile? Esce finalmente il libro che ha scatenato sui quotidiani di tutto il mondo una violenta polemica cui hanno partecipato, oltre a Ian Buruma, Pascal Bruckner, Timothy Garton Ash e Mario Vargas Llosa.

2007
Stile Libero Inside
pp. 240
€ 14,50
ISBN 9788806187200
Traduzione di

Il libro

Il 2 novembre 2004 un olandese di origine marocchina uccide nel pieno centro di Amsterdam con un coltello e in nome del Corano il regista Theo Van Gogh. Era «colpevole» – lui e la sceneggiatrice somala Ayaan Hirsi Ali [autrice di Non sottomessa, Stile libero, 2005] – di aver girato un film ritenuto blasfemo per l’Islam. Per Buruma è un brutale punto di svolta che segna la crisi di un modello di integrazione – il multiculturalismo – in un Paese che vantava di essere un bastione della tolleranza. Che aveva accolto turchi, marocchini, siriani, iraniani, egiziani, cinesi. Dopo quel gesto la crisi politica e identitaria è stata gravissima e ha dato voce a chi urlava che l’Islam è «una religione arretrata», i musulmani «un popolo di bruti», e che non è tollerabile accettare una cultura che tramanda pratiche inaccettabili e violenze. Ma è possibile azzerare le culture di provenienza costringendo gli immigrati ad adeguarsi agli standard culturali occidentali in una sorta di integrazione forzata?
Secondo Ian Buruma, tutto ciò è impossibile. E questa presa di posizione è all’origine di uno scontro tra intellettuali di diversa estrazione che ha preso toni di dimenticata durezza. Ma che solo la lettura di questo libro può collocare nella giusta prospettiva.

Un reportage può essere un’opera d’arte, se il suo autore scrive con eleganza ed efficacia, documenta con rigore le sue informazioni e le organizza con la precisione e l’astuzia di un buon romanziere. È ciò che ha fatto Ian Buruma con Assassinio a Amsterdam, un libro che si legge come un thriller anche se non è un’opera di fantasia.

Mario Vargas Llosa, «El País»

La discussione su Islam e Occidente prende all’improvviso toni violenti, pensatori anglosassoni e latini tornano a lanciarsi accuse da vecchia Europa – «sovrano ribelle della rive gauche», «filosofo pantofolaio», «macho fuori moda», «ubriaco», «francofobo anglosassone» -, e il pacato interrogarsi sulla crisi di un modello di integrazione – quello olandese – viene travolto da una disfida (non sempre) cavalleresca accesa dalle grazie non solo intellettuali di una donna: la controversa, e affascinante, Ayaan Hirsi Ali. È ancora lecito criticare la sceneggiatrice del film Submission di Theo Van Gogh? È bastato che Ian Buruma nel suo saggio-reportage Assassinio a Amsterdam bilanciasse una ripetuta ammirazione con qualche presa di distanza, per provocare una serie di repliche e contro-repliche internazionali sempre piú virulente, culminate in un articolo dell’inglese Timothy Garton Ash che taccia di «grottesco» e «stalinista» il rivale francese Pascal Bruckner, difensore appassionato – fino all’insulto per gli avversari – del laicismo della Hirsi Ali.

«Corriere della Sera»

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