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Unità di risveglio
L'ultimo ricordo è la tua voce
prima che tutto si confonda
e poi sbiadisca, in controluce;
dopo c'è stato un volo nella notte,
un tuffo dentro l'acqua più profonda,
lo scivolare netto dove l'ombra inghiotte
l'aria, e l'onda è un vortice che spiomba...
Mentre ogni cosa rimbomba per voi
che rimanete, a custodire il corpo inerme
chiuso nel silenzio e nell'assenza,
ormai slacciato da ogni appartenenza...
Il libro
Il titolo del libro si riferisce a quei reparti ospedalieri che accolgono pazienti in coma in attesa di «risveglio». È un’esperienza che Giovanna Rosadini ha vissuto in prima persona, in seguito a un banale intervento medico, e dalla quale è uscita ritrovando faticosamente una nuova forma di «normalità». Dunque un libro diaristico che ripercorre un vissuto drammatico trasformandolo in percorso conoscitivo ed espressivo di rara profondità. Il tema del corpo e dell’identità personale, centrale per gran parte della letteratura contemporanea a partire da Beckett, viene declinato in una forma di registrazione testimoniale in cui convivono lo scavo analitico, l’esattezza scientifica e un’emotività mai troppo facilmente effusiva; una scabra icasticità e una continua sospensione del pensiero. I versi sono fittamente tramati di rime e assonanze irregolari, una colonna sonora incalzante, un ritmo che allude a una regolarità ma è spezzato dalle continue inarcature. Una sapienza e una pratica versificatoria che era di prima dell’incidente, e che in questo libro ha potuto esprimersi appieno a contatto con l’urgenza della narrazione poetica. Di prima dell’incidente è tutta la prima sezione del libro, Sintomi, ed è inquietante come si congiunga perfettamente con le due successive per il senso di spossessamento, di costrizione ed estraneità, per il tono e il linguaggio poetico. Premonizione anche stilistica di quanto avviene nella sezione centrale, Terra di nessuno, e in quella finale del ritorno alla vita e agli affetti.