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Sei milioni di accusatori
Una requisitoria implacabile contro Eichmann.
E una drammatica ricostruzione dello sterminio nazista degli ebrei.
Il libro
Quando il 15 dicembre 1961 la prima edizione di Sei milioni di accusatori veniva pubblicata in Italia, la condanna a morte di Adolf Eichmann da parte della corte distrettuale di Israele era stata pronunciata da poche ore. Si consumava cosí uno dei piú celebri e controversi processi del XX secolo, il primo e uno dei piú importanti in cui vennero affrontati in modo specifico i crimini dell’Olocausto, l’inizio di una vera presa di coscienza di ciò che la «soluzione finale» aveva significato. Da allora il nome di Eichmann divenne uno dei simboli della barbarie del Novecento, spesso associato con l’interpretazione che ne diede Hannah Arendt nell’opera La banalità del male, apparsa qualche tempo dopo. Oggi, quasi mezzo secolo piú tardi, il discorso del procuratore Gideon Hausner offre ancora un drammatico affresco degli eventi dell’Olocausto e, soprattutto, costituisce un importante documento della vicenda del processo e del complesso di significati che esso ebbe per la coscienza collettiva in Israele e nel mondo.