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Atlante occidentale
Il libro
L’enorme acceleratore nucleare nel cuore dell’Europa, dove Pietro Brahe lavora sugli elementi ultimi della materia, è un vortice da cui stanno per nascere nuovi oggetti e nuovi linguaggi: accelerazione di un mondo dove le cose perdono la loro natura di cose e diventano pura immaginazione, pura energia, pura luce. È su questa luce, ancora da fermare e da scrivere, che lavora Epstein, sapendo che non potrà più «accucciarsi tra le parole», che dovrà partire da quella inedita consistenza per cercare il proprio tempo, per raccontare una geografia mobile nella quale «io» e «qui» sono soltanto un punto precario sulla carta, un singolare Atlante degli oggetti, dei corpi, dei sentimenti.
L’incontro tra i due diventa fascinazione reciproca, desiderio di confrontarsi, di mettersi alla prova, e darà il suo frutto: esperimento riuscito, come quello di Del Giudice, che con Atlante occidentale ha aperto la narrazione contemporanea all’insorgere del non previsto, misurandosi con le mutazioni radicali del nostro tempo.