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L’Abicí della guerra
L'orrore della guerra secondo Brecht. Un racconto per immagini.
Il libro
«L’immagine della guerra, per noi che abitiamo l’epoca della televisione, è una poltiglia veloce e luminosa.Per scovare, in questo continuum sminuzzato e frammisto ad altri milioni di luci, un’epica, cioè un racconto, noi dobbiamo ricorrere ogni giorno alla morale.Trovando dentro di noi, quasi fossero antidoti o addirittura trucchi, dei “valori” in grado di ricondurre al dolore, al lutto, alla violenza ciò che il video compita, minuto dopo minuto, come puro spettacolo. Alle radici di ciò che la critica dandy chiama “buonismo” c’è anche lo sforzo, cosí inane da sembrare vizioso, di restituire un capo e una coda all’indistinto, all’interrotto, al non pensato, in una parola sola al subíto. Riumanizzare il disumanizzato è la fatica quotidiana del nostro sguardo, perché il terribile, lo spaventoso, il cruento sono ormai norma di consumo, scaffale mediologico, abitudine del metabolismo visivo. È di morte che si sta parlando: ma il difficile non è neanche (piú) capire di che cosa si sta parlando, quanto capire che si sta (ancora) parlando di qualcosa».
Michele Serra
L’Abicí della guerra è l’esito della convergenza di due ambiti di interesse di Bertolt Brecht: quello per le immagini (e in particolare le illustrazioni tratte dai giornali) e quello per la poesia epigrammatica. Da essi nacque un genere letterario inedito, l’«epigramma fotografico», al quale il poeta si dedicò in particolare negli anni dell’esilio. Nel dopoguerra, Brecht diede poi una precisa struttura al materiale, e lo articolò cronologicamente e tematicamente dal riarmo della Germania sino alla sconfitta del nazismo. Superate le resistenze della Rdt, la raccolta venne pubblicata a Berlino est nel 1955 e nonostante i molti giudizi storico-politici oggi superati, conserva il valore della testimonianza, del bisogno intellettuale di fare i conti con l’orrore della guerra.