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Una stella incoronata di buio
Il 28 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia, nel corso di una manifestazione antifascista, esplode una bomba che uccide otto persone fra cui Livia, un'insegnante di italiano che ama la poesia. Insieme a queste esistenze, scompare un mondo intero; il mondo prima del 1974, un anno che marca un punto di svolta per l'Italia e non solo. Dopo, niente e nessuno sarà mai piú uguale. Benedetta Tobagi ci conduce in un viaggio dentro i misteri recenti della vita italiana, per cercare di vedere anche al di là di una verità sempre incompleta e per fare in modo che una strage impunita non si riduca semplicemente a un luogo e a una data.
Il libro
Manlio lavora in fabbrica fin da ragazzo; Livia studia per diventare insegnante. Quando si incontrano e si innamorano, decidono di condividere tutto: leggono e studiano insieme, insieme discutono di politica, viaggiano, ridono, lottano. Anche la mattina del 28 maggio 1974, in piazza della Loggia, sono insieme. Per puro caso, però, quando la bomba scoppia, Manlio sopravvive. Livia no. Livia muore con i loro migliori amici, Clem e Alberto, anche loro insegnanti, anche loro giovani impegnati in politica. Perdono la vita altre cinque persone, «non vittime, ma caduti consapevoli» che quella mattina di pioggia si ritrovano in piazza per il loro impegno antifascista. Da quel giorno, per Manlio Milani inizia una seconda vita tra aule di tribunali, aspettando una giustizia che non è mai arrivata, collezionando frammenti di una verità sempre incompleta. Benedetta Tobagi (il cui padre è stato ucciso il 28 maggio 1980, esattamente sei anni dopo la strage di Brescia) decide di sedersi accanto a Manlio, per provare, udienza dopo udienza, a raccontare la sua storia e quella di chi, come lui, ha vissuto quell’intensa stagione di lotte politiche e di risate, di discussioni estenuanti e di scioperi, di serate fra amici, di bombe e sotterranei tentativi di golpe. Di paura e speranze. E quando trentasei anni dopo ascolta con Manlio l’ennesima sentenza di assoluzione: «Tutti assolti per non aver commesso il fatto», capisce cosa vuol dire provare rabbia e impotenza verso chi ha nascosto e manipolato la verità. Con sguardo lucido e partecipe, l’autrice compie un viaggio nei misteri recenti della storia italiana, rivisitando il capitolo rimosso della violenza neofascista, pronta, ancora una volta, a cercare di capire cosa furono quegli anni e a fare in modo che una strage non si riduca semplicemente a un luogo e una cifra: il numero dei morti. Una strage è l’incontro con il male. Necessario è dunque continuare a interrogarsi su come è possibile sopravvivere alla ferita dell’ingiustizia che si somma alla violenza, e al senso di colpa che tormenta, paradossalmente, i sopravvissuti ma non i carnefici.
***
«Occupiamo come abusivi uno spazio pieno di assenza. L’orologio col vetro rotto si ferma, mentre altre lancette continuano a segnare il tempo. Tu vivi ancora – lui, lei, loro no. Dopo, nel fondo piú oscuro, infiniti sensi di colpa. Colpa di esistere».