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Le attenuanti sentimentali
«Questo non è un romanzo ma un giro in bicicletta».
Il protagonista di questa storia è, nell'ordine:
a) un musicista mancato
b) un giocatore di basket mancato
c) un romanziere mancato.
Non gli mancano però la verve polemica, i tic
da nevrotico indolente e un punto di vista
sfacciatamente maschile.
Destreggiandosi tra le intemperanze dei figli
adolescenti e la furia del traffico cittadino, ci trascina
nelle sue esilaranti scorribande, poetiche
e scientifiche insieme. D'altra parte, se il disordine
scompagina i pensieri, se la nostra vita è un accumulo
di risposte giuste date nei momenti sbagliati, cos'altro
possiamo fare se non invocare le attenuanti?
Antonio Pascale ha messo a fuoco un ritratto rigoroso,
spietato e irresistibile, e al centro del ritratto
ci siamo noi.
Il libro
Partiamo dall’inizio. Da quando per sfuggire al traffico sferzante della città, e provare a contrastare l’insonnia, Antonio compra una bicicletta.
La notte, però, continuano ad assalirlo pensieri che si susseguono indisciplinatamente: una sorta di «intasamento democratico» in cui il problema del riscaldamento globale ha lo stesso valore di un bottone dei pantaloni che si stacca. Ma proprio da quel magma prende forma l’idea di girare un documentario sui sentimenti, che mischi neuroscienza, biologia evolutiva e psicologia: C’è chimica tra noi. Perché gli uomini e le donne oggi sembra che in amore si siano scambiati i ruoli? Siamo davanti a una mutazione antropologica? C’entra il fatto che per piú di un milione di anni siamo stati cacciatori- raccoglitori e il sesso non necessitava di estenuanti dichiarazioni? Bisogna intervistare senz’altro Luigi, affidabile libertino e pittore sensibile alle sfumature del cielo, e coinvolgere nel progetto Paola, produttrice single, piena di empatia, il cui «languore negli occhi è un tintinnio di malessere».
Ma il disordine delle notti si ricompone al mattino, quando i figli fanno colazione e tocca accompagnarli a scuola – Brando fissato con il calcio, Marianna alle prese con la creatività e i suoi cascami.
Cominciano cosí giornate fatte di aerei da prendere per lavoro – ogni volta con l’ansia di arrivare troppo tardi, in barba al cliché del meridionale pigro -, consigli di classe dove accapigliarsi sul cibo biologico in mensa e «cene bislacche» in cui giocando ai mimi si finisce per rivelare aspetti terribili del proprio carattere.
Aggiungeteci il funambolico tentativo di tenere a bada gli automatismi da maschio casertano che porterebbero Antonio a corteggiare tutte le donne, e l’avversione viscerale per il fanatismo ecologista.
Cosí la realizzazione del documentario si allontana, e quel sentimento dolceamaro della delusione rischia di prendere il sopravvento, perché «mica la parola amore rende la vita migliore, no, semmai la rende possibile, migliore certo che no».
Antonio Pascale compone un caleidoscopio abrasivo, divertentissimo, incastrando alla perfezione scene brillanti e riflessioni sovversive. Ci restituisce cosí la complessità del nostro tempo e dei sentimenti, perché si può parlare dei massimi sistemi raccontando di quanto sia difficile trovare un parcheggio alla propria bici, o al proprio cuore.