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Uscirne vivi
«Di certe cose diciamo che non si possono perdonare, o che non ce le perdoneremo mai. E invece poi lo facciamo, lo facciamo di continuo».
Il libro
Dear life, cara vita… Il titolo originale della tredicesima raccolta di racconti di Alice Munro ha il sapore di una lettera, scritta a se stessi con il cuore tranquillo, ormai pacificato. Ma racchiude anche, nell’espressione idiomatica da cui proviene, uno scampato pericolo, qualcosa a cui si è sopravvissuti. Scrivere alla vita, scrivere la vita, per ricordare di esserne usciti vivi, di poter andare avanti malgrado ferite e cicatrici che non possiamo fare a meno di vedere. In queste storie – in cui sono racchiuse le cose prime e quelle ultime che un’esistenza intera insegna – i protagonisti osservano il passato con la lucidità e il disincanto di chi ormai sa di non poterlo cambiare. Si guardano alle spalle con la consapevolezza che ricordare, e scrivere, sono gli unici modi per non lasciare indietro nulla di sé e del tempo che si è abitato.