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Ponzio Pilato
La vicenda del prefetto romano di Giudea raccontata in un
grande libro di storia.
Da duemila anni Pilato è una figura di intersezione fra la memoria e la
storia, come Romolo o Giovanna d'Arco. Con la stessa felicità di scrittura
e la stessa capacità di parlare a un pubblico ampio dimostrata in Spartaco,
Aldo Schiavone costruisce qui un magistrale ritratto del prefetto di
Giudea ripercorrendo gli eventi che portarono alla morte di Gesú, culmine
della narrazione cristiana e punto di contatto fra ricordo evangelico
e storia imperiale. Con appassionato rigore, e in serrato dialogo con
le fonti, Schiavone non si prefigge alcun intento teologico o politico, ma
solo quello di risolvere un enigma, descrivendo e spiegando quel che potrebbe
essere accaduto.
Il libro
«Due figure si fronteggiano, rischiarate dalla luce del primo mattino. Sono vicine, si parlano, condividono il medesimo spazio. L’una è quella di un prigioniero, forse in catene; l’altra, del suo inquisitore. La scena è sospesa ed elettrica – tutto deve ancora accadere – ma i rapporti di forza appaiono sbilanciati e schiaccianti: si capisce che la situazione può degenerare in un niente, la violenza esplodere in ogni momento; come infatti sarà. Non è un colloquio. È un interrogatorio». Il racconto di Schiavone in questo libro è in gran parte un viaggio nella prima memoria cristiana, condotto rimanendo sempre nell’orbita del suo punto culminante, la morte di Gesú, che è anche quello dell’intersezione fra ricordo evangelico e storia imperiale. Un viaggio che ha l’intento di descrivere e spiegare ciò che potrebbe essere accaduto: di districare ed estrarre un filo di trama ragionevolmente solido da quel labile e frammentario amalgama, insieme aggrovigliato e lacunoso, in cui sembra annegare ogni ricostruzione plausibile. Pilato è l’unico personaggio storico cui la memoria evangelica abbia attribuito un lungo dialogo con Gesú. Avrebbe pronunciato (e ascoltato) parole, e compiuto (e assistito a) gesti che ci hanno accompagnato per duemila anni. Schiavone si accosta a questa figura cercando di rinnovare l’intatta freschezza di un’attenzione coltivata senza obblighi, per il solo piacere del racconto e dell’interpretazione, in solitudine e libertà.