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La vocazione
Come nacque il «gesuita», il nuovo modello di combattente votato alla conquista delle anime nel mondo diviso dell'Europa cristiana e in quello dilatato dalle scoperte geografiche?
Il libro
La Compagnia di Gesú, nata nel secolo della Riforma e della Controriforma per combattere le eresie, abolita nel Settecento illuminista, riportata in vita nell’Ottocento romantico e reazionario, impegnata infine nelle tragedie del XX secolo, ha svolto ruoli diversi nel tempo. Ha accolto personalità tra di loro in vivace contrasto ma questo non ha impedito che nel corso dei secoli la parola «gesuita» continuasse a evocare un tipo umano speciale: sofisticati maestri di finzione e di doppiezza. Fu facile per critici e avversari giocare ogni volta sul luogo comune della distanza tra l’inarrivabile modello di Cristo e le difettose, parziali imitazioni di chi si fregiava del suo nome. Distanziandosi da tali stereotipi Adriano Prosperi racconta chi furono in realtà i primi gesuiti e come ne fu costruita la speciale coscienza di «chiamati» da Cristo a essere i nuovi Apostoli del mondo moderno. Lo fa attraverso l’analisi delle loro «autobiografie» che mettono in luce il rapporto tra la vocazione, la chiamata divina, e l’arbitrio umano nell’ascoltare e nel rispondere ad essa: un territorio oscuro, pieno di incidenti imprevedibili, dominato dalla resistenza umana.
«A Roma, nell’archivio della sede generalizia della Compagnia di Gesù si costituì nel tardo Cinquecento un corposo dossier di autobiografie e di narrazioni di storie individuali, aggiornato e accresciuto fino ai primi decenni del Seicento. Chi le raccolse aveva in mente la costruzione di una storia dell’Ordine, una memoria collettiva come monumento fatto di tante pietre quante erano le vite dei singoli suoi membri. Tante vite, tante diverse maniere di contribuire al fine unico dell’impresa, quello di operare per la maggior gloria di Dio. Ma proprio perché ciascuno è chiamato a portare il suo contributo accade che invece di annullarsi nel pastone collettivo di una storia ufficiale dominata dall’azione della Provvidenza, ciò che i singoli hanno fatto, pensato e costruito – spesso aprendo laceranti conflitti familiari e psicologici – assume valore in sé. La coscienza che li anima è quella di essere inseriti come protagonisti in un processo storico dominato da una forza superiore». A partire da qui Adriano Prosperi ricostruisce le scelte difficili, le sfide, le rivolte contro la famiglia («la tempesta de parenti») da parte dei giovani che si sentono «vocati»: Roberto Bellarmino, Antonio Possevino o il giovanissimo René Ayrault in fuga, per mezza Europa – come in un romanzo di Dumas – nel tentativo di sfuggire al padre.